Non si registrano novità sul piano concettuale e sul piano pratico per oltre un millennio. Anche Avicenna (980-1037), quantunque nell'indagare le cause dell'invecchiamento sembrasse impegnarsi nella ricerca di efficaci rimedi, non si discosto dalle riflessioni dei suoi predecessori. Così pure Moses Maimonides, vissuto dal 1135 al 1204.
Gli studi sulla vecchiaia vennero quindi ripresi da Ruggero Bacone (1214-1292). Egli sostenne la teoria del soffio vitale e consiglio di seguire un regime alimentare a base di carne, vino, rosso d'uovo e legumi. Fu il primo ad aver l'idea di correggere la vista con lenti di ingrandimento, che infatti si cominciarono a fabbricare in epoca immediatamente successiva.
Arnaldo da Villanova (1235-1311), alchimista-mago-astrologo più che medico, consigliere di Bonifacio VIII, scrisse il “De conservanda Iuventute”. Rifacendosi ancora alle teorie classiche del raffreddamento e del disseccamento del corpo, affermava che la vecchiaia va combattuta con bagni, vino e cibo in abbondanza. Prescrisse un trattamento preventivo da ripetere ogni sette anni, basato sulla vipera scuoiata, l'ambra, il corallo e droghe varie. Fondamentale per Arnaldo era l'uso della tintura alcolica di pietra filosofale, a base di oro.
Innovativo, da un certo punto di vista, fu Paracelso, vissuto nel XVI secolo,, che considerò l'uomo "un composto chimico" e ritenne che la vecchiaia fosse il prodotto di una autointossicazione.
Meritano di essere citate, in questo secolo, le osservazioni di Leonardo da Vinci, che esegui molteplici autopsie di soggetti molto anziani e si dedicò alla loro osservazione in vita, sia dal punto di vista estetico che medico. Francesco Bacone (1561-1626), precursore del metodo sperimentale, pur essendosi occupato della vecchiaia, ricade su concetti tradizionali, affermando la presenza in ciascuna parte dell'organismo di uno spirito o "corpo pneumatico" che ne consente il funzionamento. Più originale è Gabriele Zerbi (1445-1505), che, nel libro "Gerontocomia", pubblicato a Roma nel 1489, afferma che, stimolando le parti indebolite se ne può ravvivare la funzione. Si può considerare pertanto un precursore della moderna riabilitazione. La filosofia riabilitativa trova la sua massima espressione in Gerolamo Mercuriale (1530-1606) che, nel "De arte Gymnastica" (1577) descrisse minuziosamente e con spirito critico i vari esercizi ginnici, con relative indicazioni e controindicazioni, effetti vantaggiosi e possibilmente nocivi.
Altri italiani che si dedicarono agli studi sull'invecchiamento furono Marsilio Ficino (1433-1499), David de Pomis (1552-
1660) e Giorgio Baglivi (1668-1706), con risultati, in verità, non particolarmente originali. Il secolo XVIII vede la affermazione definitiva del metodo sperimentale. Si stabiliscono così relazioni più precise tra le alterazioni degli organi, riscontrate sul cadavere, e le patologie dei vecchi: spiccano, in questo contesto, le opere del grande Morgagni, eccelso anatomista.