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Dal seicento all'ottocento

04/02/2025 18:00

Luigi Fracassi

LA VECCHIAIA NELLA STORIA E NEL MITO, povertà, vecchiaia, solitudine,

Dal seicento all'ottocento

la vecchiaia in se stessa non ispirava alcuna considerazione ed i vecchi poveri ed inutili venivano di frequente abbandonati

Nel Seicento sono i giovani a detenere il potere. Tra i sovrani l'unica eccezione è rappresentata da Luigi XIV, il quale, anziano, manovrato a sua volta dalla vecchia Madame de Maintenon, prende parte attiva nel governo dello Stato.
Gli adulti reggono la società con metodi autoritari. L'età media della vita è ancora molto bassa. Le contadine di trent'anni, sfinite dalla fatica e dalle gravidanze, apparivano come vecchie rugose e malandate. Persino i re, i nobili ed i borghesi non superavano, in genere, i cinquanta anni.
La memoria, l'esperienza e soprattutto il censo potevano conferire qualche valore alle persone anziane; tra i contadini e gli artigiani persisteva qualche forma di rispetto familiare. Ma la vecchiaia in se stessa non ispirava alcuna considerazione ed i vecchi poveri ed inutili venivano di frequente abbandonati.
In Inghilterra, devastata da una spaventosa miseria, si afferma, nella prima metà del Seicento, la classe dei puritani (piccoli proprietari, artigiani e soprattutto commercianti). L'ideologia trionfante era quella del lavoro. I poveri erano accusati di imprevidenza e di pigrizia, i vecchi erano considerati inutili. Il problema degli emarginati cominciava ad assumere rilevanza sociale: risalgono all'epoca i primi ospedali ed ospizi di mendicità.
La religione comincia a predicare il rispetto della povertà e sollecita i ricchi a fare l'elemosina.
Nel Settecento si sviluppano maggiormente le industrie ed il commercio; il miglioramento delle condizioni alimentari ed igieniche favorisce un allungamento della vita. Ma di esso beneficiano solo le classi privilegiate; i vecchi soli ed abbandonati dalla famiglia, secondo un copione già noto, trovano sostegno esclusivamente nella Chiesa ed in alcune organizzazioni di carità.